Arbitraggio

30, gennaio 2009 alle 3:16 PM | Pubblicato su Azioni, Corporate e bancarie, Derivati e futures, Obbligazioni, Operatività, TdS | 4 commenti

L’arbitraggio è una delle tecniche più utilizzate, in quanto permette di sfruttare, a vantaggio dell’investitore, delle “inefficienze” di prezzo.

Prima di tutto diamone la definizione [fonte Wikipedia]:

In economia e in finanza, un arbitraggio è un’operazione che consiste nell’acquistare un bene o un’attività finanziaria su un mercato rivendendolo su un altro mercato, sfruttando le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto. L’operazione è possibile se il guadagno che si ottiene supera i costi per il trasferimento del bene trattato da un mercato all’altro. L’intera operazione deve essere senza alcun rischio per l’operatore. L’arbitraggio si differenzia dalla speculazione per il fatto che, mentre il primo è un modo di lucrare sulle differenze di prezzo presenti in luoghi diversi la seconda opera sulle differenze di prezzo di uno stesso bene in tempi diversi: mentre la speculazione ricerca il lucro giocando sul fattore “tempo” (vendita successiva all’acquisto e viceversa), l’arbitraggio lo ricerca nel fattore “spazio” (acquisto e vendita su due mercati diversi).

Le possibilità di arbitraggio sono moltissime e spesso sono utilizzate come strategia portante da parte di Hedge Fund e investitori istituzionali.

Nell’immagine in basso a sinistra vediamo il book del titolo quotato sul mercato A e a destra il book del titolo quotato sul mercato B.

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Dal confronto tra i book notiamo che:

Mercato A: Spread 15 tick, Volumi 1.568.000

Mercato B: Spread 6 tick, Volumi 6.573.000

Quasi sempre il book del mercato A segue i movimenti che si hanno sul B che, essendo un mercato più liquido, tende ad influenzarne i prezzi di A, con un ritardo.

Nell’immagine sottostante vediamo che il book A si “adegua” ai prezzi segnati sul B (sono comparsi 2 ordini da 50.000 pezzi a 84,01 e 84,06).

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Altro adeguamento del book A con la cancellazione dell’ordine a 84,06 e immissione a 84,10

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Qui vediamo una possibilità di acquisto sul A a sconto rispetto al B, infatti volendo comprare a mercato sul A possiamo farlo a 84,15, mentre sul B bisognerebbe pagare 84,23

E allo stesso tempo, potremmo vendere sul B la quantità di titoli che abbiamo appena acquistato su A dove l’offerta più alta è 84,11 contro gli 84,21 offerti sul B.

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Riassumendo l’operazione quindi:

BUY [A]: 41.000 a 84,15

SELL [B]: 41.000 a 84,21

In questo modo i rischi connessi all’operazione di arbitraggio sono inesistenti, e viene detto risk free arbitrage.

C’è da dire, per smorzare facili entusiasmi, che fare questo tipo di operazioni con i normali strumenti dei trader non professionisti è molto difficile in quanto i disallineamenti durano pochi secondi e sono molto seguiti (e sfruttati) dai sistemi automatici che sull’immissione degli ordini sono molto più veloci.

La liquidità di un titolo

24, gennaio 2009 alle 10:27 am | Pubblicato su Azioni, Corporate e bancarie, Obbligazioni, Operatività, TdS | 3 commenti
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La liquidità di un titolo rappresenta la facilità dello stesso ad essere economicamente e rapidamente convertito in moneta legale, questo è un fattore da tenere in considerazione per valutarne il rischio.

I book di negoziazione e i volumi (giornalieri, mensili…) permettono di ottenere utili informazioni sull’effettiva capacità del titolo di essere convertito rapidamente in moneta e indicano anche la forza o debolezza del titolo dando la possibilità all’investitore di prendere posizione con una maggiore possibilità di successo.

Nelle immagini successive vediamo il book di un titolo obbligazionario General Electric durante i difficili giorni difficili post fallimento Lehman Brothers.

Nel primo book (18/09/2008) vediamo che il titolo è praticamente illiquido e addirittura non mostra alcuna proposta in denaro. Questa situazione di scarsa liquidità, al momento di vendere, crea un eccesso di offerta che condurrà ad una riduzione anomala nel prezzo. (ultimo scambio avvenuto a 87,99 e le successive proposte in vendita sono inferiori).

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Il giorno seguente iniziano ad apparire proposte in acquisto a prezzi che vanno da 84,1 a 87 ma i venditori si posizionano a prezzi superiori rispetto al giorno precedente. Si può quindi ritenere che quando il titolo è poco liquido si compra ad un prezzo più alto e si vende ad un prezzo più basso.

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Pochi giorni dopo (22/09/2008), prima dell’apertura del mercato, grazie alla poca liquidità vediamo chiaramente come ci sia solo il market maker sul book (100k in denaro e 100k in vendita) e vediamo anche questa volta che si compra ad un prezzo più alto e si vende ad un prezzo più basso rispetto al giorno precedente.

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Nella mattinata del 22 vediamo che l’arrivo di compratori fa alzare il prezzo al market maker confermando ancora una volta che in assenza di altri venditori è lui ad avere il “monopolio” sul prezzo di vendita dell’obbligazione.

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Visto questo piccolo esempio possiamo affermare che chi è in possesso di grandi quantità di denaro o di titoli ha la possibilità di gestire le proposte di acquisto e vendita in maniera molto articolata e può pertanto influenzare la percezione degli altri osservatori del book. Ciò implica che livelli molto carichi, con book poco liquidi possano in realtà ospitare quantitativi in acquisto o in vendita soggetti a un’improvvisa revoca. E’ facile capire quindi che i piccoli investitori solitamente sono i soggetti più penalizzati da questa mancanza di liquidità sul titolo, portando spesso a pagare degli spread elevati al mercato soprattutto in momenti di panico, al contrario i titoli poco liquidi sono preferiti da investitori con buone capacità economiche perché riescono a soddisfare le esigenze dei piccoli investitori che vogliono smobilizzare.

Acquisto obbligazioni all’emissione

23, gennaio 2009 alle 7:41 PM | Pubblicato su Corporate e bancarie, Obbligazioni, TdS | 5 commenti

E’ molto frequente tra i risparmiatori la convinzione di aver acquistato un prodotto in collocamento senza aver pagato alcuna commissione.

Questo non è affatto vero.

Purtroppo l’errore è dovuto alla superficialità degli investitori e alla bravura dei bancari a piazzare il prodotto. Nella stragrande maggioranza dei casi l’unica cosa che guarda l’investitore quando compra un’obbligazione è la cedola e/o il rendimento, senza perdere cinque minuti del suo tempo a leggere il prospetto informativo.

Ebbene, è proprio nel prospetto informativo che si può capire quanto si paga di commissioni implicite. Solitamente i costi impliciti di collocamento vanno dal 3% al 4%. (vedi tabella)

Tabella riepilogativa

Tabella riepilogativa

Una volta che l’investitore medio ha acquistato l’obbligazione difficilmente ne segue l’andamento, preoccupandosi soltanto di vedersi accreditare la cedola, oppure vedere la valorizzazione sui rendiconti semestrali.

L’obbligazione acquistata a 100 all’emissione (a meno che non ci siano forti oscillazioni dei tassi, o particolari notizie sull’emittente) nel suo primo giorno in cui arriva sul mercato tende a scendere di prezzo, nel nostro caso verso 96.5, proprio perchè chi vuole acquistarla sul mercato non vuole pagare un premio del 3,5% (costo di collocamento) all’investitore che vuole vendere. Per questo motivo converrebbe acquistare sul mercato, anzichè in collocamneto. Di contro, bisogna però valutare anche le commissioni che la propria banca prende nel momento in cui si decide di comprare il titolo sul mercato e non in collocamento. Il gioco potrebbe non valere la candela.

Infine ricordo che lo stesso discorso delle commissioni è valido anche per i Titoli di Stato, seppur in misura più ridotta rispetto ad emissioni obbligazionarie corporate o bancarie.

Siti e risorse per obbligazioni

16, novembre 2008 alle 8:23 PM | Pubblicato su Obbligazioni, TdS | Lascia un commento

Qualche sito per tassi, informazioni, e quotazioni obbligazionarie

[Quotazioni] Mercato tedesco – OnVista
[Quotazioni] e screening TLX- MOT (Unicredit Investimenti)
[Quotazioni] Asian Bond monitor
[Quotazioni] Borsa Italiana
[Quotazioni] Teleborsa
[Quotazioni] FazNet
[Tassi] FED Open Market Operations
[Tassi] Akerfinance – Eurirs, Euribor, Swap
[Tassi] Euribor dati storici
[Software] PcBond

BOT

2, novembre 2008 alle 1:55 PM | Pubblicato su TdS | Lascia un commento
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I BOT sono titoli a breve termine con scadenza entro l’anno. La remunerazione, interamente determinata dallo scarto di emissione dato dalla differenza tra il valore nominale ed il prezzo pagato, è considerata anticipata, in quanto la ritenuta fiscale per gli investitori individuali si applica al momento della sottoscrizione.
L’asta dei BOT è riservata agli intermediari istituzionali autorizzati.

CARATTERISTICHE DEI BOT
Valuta: €uro
Scadenza: 3/6/12 mesi o qualsiasi altra durata compresa entro l’anno espressa in termini di giorni (BOT Flessibili)
Remunerazione: scarto d’emissione
Meccanismo d’asta: asta competitiva sul prezzo
Periodicità emissione: mensile (a metà mese per i BOT trimestrali ed annuali, a fine mese per i semestrali); BOT flessibili in base alle esigenze di gestione della liquidità.
Date di regolamento: tre giorni di valuta sul mercato primario, due giorni sul secondario
Convenzioni di mercato: per il calcolo dei giorni, giorni effettivi/360
Modalità di rimborso: alla pari, in unica soluzione a scadenza

INVESTIRE IN BOT
I Buoni Ordinari del Tesoro sono emessi con scadenze uguali o inferiori all’anno e sono ammessi alla quotazione sui mercati regolamentati, segnatamente il mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato (MOT) per quantitativi limitati (lotti da 1.000 € o multipli) ed il mercato telematico a pronti dei titoli di Stato (MTS) per scambi non inferiori a 2,5 milioni di €uro.
Grazie alla caratteristica di essere titoli zero-coupon, i BOT presentano indubbi vantaggi in termini di gestione poiché l’esborso finanziario richiesto per questo tipo di investimento risulta essere inferiore al valore nominale di rimborso ed inoltre non esiste l’esigenza di reinvestire i flussi percepiti periodicamente a titolo di interessi.
Chi vuole acquistare un BOT in asta, deve prenotare la quantità desiderata presso un intermediario autorizzato entro il giorno precedente l’asta.
Essendo titoli soggetti al regime di dematerializzazione, gli importi sottoscritti dei BOT sono rappresentati da iscrizioni contabili a favore degli aventi diritto.
Le norme sulla trasparenza bancaria hanno fissato un tetto alle commissioni che le banche possono richiedere ai propri clienti per la sottoscrizione dei BOT: esse non possono superare 0,05% per i titoli con durata residua uguale o inferiore agli 80 giorni; 0,10% per i titoli con durata residua compresa tra gli 81 ed i 170 giorni; 0,20% per quelli con durata residua tra i 171 ed i 330 giorni e 0,30% per i titoli con durata residua pari o superiore a 331 giorni.
Tali commissioni si aggiungono al prezzo applicato dagli intermediari ai richiedenti che è quello medio ponderato d’asta.

CCT

2, novembre 2008 alle 1:51 PM | Pubblicato su TdS | Lascia un commento
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I CCT sono titoli a tasso variabile con la durata di 7 anni.
Gli interessi vengono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al rendimento dei Buoni Ordinari del Tesoro semestrali; sulla remunerazione incide anche lo scarto d’emissione, dato dalla differenza tra il valore nominale ed il prezzo pagato.
L’asta è riservata agli intermediari istituzionali autorizzati ai sensi del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.58

CARATTERISTICHE DEI CCT
Valuta: €uro
Scadenza: 7 anni
Remunerazione: cedole variabili posticipate, semestrali, indicizzate ai BOT semestrali più margine (detto spread); scarto d’emissione
Meccanismo d’asta: asta marginale sul prezzo
Date di Regolamento: due giorni di valuta sul mercato primario, tre giorni sul secondario
Modalità di Rimborso: alla pari, in unica soluzione a scadenza.

I Certificati di Credito del Tesoro sono titoli da sempre molto apprezzati dalle famiglie per la loro caratteristica di adeguare la cedola ai tassi di mercato e di garantire, quindi, in occasione di eventuale negoziazione prima della scadenza, un capitale verosimilmente uguale a quello inizialmente investito.
I CCT sono emessi, dal marzo 1991, a sette anni. Analogamente agli altri titoli di Stato, i CCT sono trattati regolarmente sul mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato (MOT) per tagli di piccolo importo (lotti da 1.000 euro o multipli) e sul mercato telematico a pronti dei titoli di Stato (MTS) per scambi non inferiori a 2,5 milioni di euro.
Chi vuole acquistare un CCT in asta deve effettuare la prenotazione presso un intermediario autorizzato entro il giorno precedente l’asta.
Essendo titoli soggetti al regime di dematerializzazione, gli importi sottoscritti dei CCT sono rappresentati da iscrizioni contabili a favore degli aventi diritto.
Le commissioni di collocamento previste per i CCT ammontano allo 0,30% (30 punti base) e sono retrocesse dal Tesoro agli intermediari finanziari al momento della sottoscrizione. Conseguentemente, gli intermediari sono tenuti ad applicare alla clientela il prezzo d’asta, senza aggravio di commissioni.

INDICIZZAZIONE
Attualmente è in vigore il seguente meccanismo di indicizzazione:
CCT a cedola semestrale emessi a partire dal 1° gennaio 1995 1
Si considera il rendimento lordo semplice annuo registrato sui BOT a sei mesi nell’ultima asta che procede il godimento della cedola. Si moltiplica per 0,5 e si somma lo spread. Il risultato è arrotondato ai cinque centesimi più vicini.
Per quanto riguarda l’effettivo pagamento degli interessi rimane uno scostamento temporale di soli sei mesi tra la definizione della cedola ed il relativo pagamento.
La misura del margine (spread) da sommare ai rendimenti così determinati, a partire dal CCT 1-11-1996/03, equivale a 15 punti base. In precedenza tale margine era stato fissato nella misura di 50 punti base, utilizzato sino all’emissione 1-8-1993/00 inclusa, poi modificato in 30 punti base per i CCT emessi dal 1° ottobre 1993 sino al 1° settembre 1996.
In conclusione, sono attualmente disponibili sul mercato secondario CCT con cedole semestrali indicizzati ai rendimenti BOT 6 mesi e con i livelli di spread sopra indicati.

Caratteristiche delle obbligazioni

2, novembre 2008 alle 10:05 am | Pubblicato su Obbligazioni | Lascia un commento

Tasso di interesse

Le obbligazioni pagano gli interessi in misura prestabilita o variabile. Sulla base di questo tasso di interesse, l’emittente paga gli interessi a date prestabilite (di solito ogni sei mesi o ogni anno). Quando un’obbligazione è venduta si consegnano all’acquirente le cedole non ancora maturate. Il compratore pagherà al venditore il capitale e la parte di cedola già maturata.

Scadenza

È la data alla quale è fissato il rimborso del valore nominale dell’obbligazione. Esistono 3 tre categorie di obbligazioni:

– fino a 18 mesi: titoli a breve termine

– da 18 mesi a 5 anni: titoli a medio termine

– oltre i 5 anni: titoli a lungo termine.

Il grafico successivo mostra i flussi di cassa per un compratore di un’obbligazione con queste caratteristiche:

valore nominale 100 euro
prezzo di emissione 98 euro
cedola 5%: 5 euro
durata 5 anni
Uscite = -98
Entrate = +125
Saldo = 27

Cosa sono le obbligazioni

2, novembre 2008 alle 9:59 am | Pubblicato su Obbligazioni | Lascia un commento

L’obbligazione o bond è un titolo di credito.

È un prestito concesso dall’investitore all’emittente delle obbligazioni: uno stato, un governo, un’organizzazione internazionale o una società privata.

Quando emette un’obbligazione, l’emittente s’impegna a:

  • restituire il capitale scritto sul titolo (valore nominale) alla scadenza del prestito;

  • effettuare una serie di pagamenti periodici (cedole) calcolati in base a un tasso      d’interesse prestabilito.


Le obbligazioni sono emesse allo scopo di reperire, direttamente tra i risparmiatori e a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle dei prestiti bancari, capitali da investire.
Tali condizioni derivano dalla possibilità che l’investitore ha di smobilizzare il proprio investimento sul mercato secondario. Contrariamente all’azionista, l’obbligazionista si assume il rischio d’impresa e non partecipa all’attività gestionale dell’emittente, non avendo diritto di voto nelle assemblee.

Mentre le azioni attribuiscono ai possessori un diritto al dividendo, che è subordinato alla realizzazione di utili, le obbligazioni attribuiscono un diritto di credito. L’interesse può essere fisso o variabile, pagabile con una cedola avente periodicità trimestrale, semestrale, o annuale. Le obbligazioni possono essere emesse alla pari, sotto la pari e sopra la pari; spesso, per incentivare la sottoscrizione, l’emissione è sotto la pari: in questo caso, infatti, il fatto che il prezzo di sottoscrizione (che è quello che si paga) sia inferiore al valore nominale (che è il prezzo di rimborso a scadenza) aumenta il rendimento.
Per garantire i sottoscrittori dal rischio di insolvenza dell’emittente, l’emissione di obbligazioni può essere accompagnata da garanzie. Le obbligazioni non possono essere emesse per un importo superiore al capitale sociale della società emittente, versato ed esistente secondo l’ultimo bilancio approvato; si può derogare a questo principio generale solo se l’emissione è accompagnata da garanzie. La differenza fondamentale tra un’obbligazione e un’azione è che l’investimento azionario ha dei rendimenti incerti, mentre, quando un emittente emette un’obbligazione s’impegna formalmente
a ripagarne il capitale a scadenza e gli interessi periodici.

Profilo di rischio

1, novembre 2008 alle 7:23 PM | Pubblicato su Asset allocation, Azioni, Derivati e futures, Obbligazioni, Operatività | Lascia un commento

Prima di effettuare qualunque investimento, sia piccolo che grande, è necessario rendersi consapevoli del quadro generale in cui tale investimento si colloca (asset allocation complessiva del cliente) chiedendosi se tale investimento sia o meno coerente con il profilo di rischio dell’investitore.

Dunque, se anche investiamo 1.000 euro possedendo un patrimonio di 100.000 euro, dobbiamo comunque chiederci se tale investimento sia adatto a noi e alla nostra posizione.

Come valutare il proprio profilo di rischio

I bisogni materiali

Innanzitutto è necessario possedere un bilancio personale (o familiare) completo che permetta di valutare:

  • la capacità di generare reddito:
    le entrate annue al netto delle tasse (entrate da attività lavorative, affitti, investimenti);
    le spese annue complessive ordinarie (complesso delle spese cui il soggetto deve far fronte);
    le spese annue straordinarie (spese specifiche di importi rilevanti come auto, casa ecc.);

  • la capacità di generare risparmio;
    gli investimenti annui (quanto si è investito negli ultimi anni?);
    i disinvestimenti (quanto denaro si è prelevato dagli investimenti di lungo periodo negli ultimi anni?);
  • la patrimonializzazione:


il valore delle proprietà (al netto di debiti e mutui);
il valore degli investimenti di lungo termine;

  • il budget (pianificazione di fonti ed impieghi per l’anno/anni successivi).

La capacità di generare reddito: tale capitolo è evidentemente influenzato dalla situazione lavorativa dell’investitore e dalle attese sulla medesima (miglioramenti, pensione ecc.), dall’età dell’investitore o eventualmente di coloro che egli ritiene essere beneficiari del patrimonio.

La capacità di generare risparmio dirà quanto denaro l’investitore può investire nel tempo: maggiore è la sua capacità, più lungo sarà l’orizzonte dei suoi investimenti e quindi maggiore il rischio sopportabile per raggiungere rendimenti elevati.

Gli investimenti: non solo mobiliari ma anche immobiliari o di altra natura.

La patrimonializzazione è rilevante ai fini della determinazione del rischio cui un investitore può essere soggetto; infatti, maggiore è l’incidenza delle entrate/spese correnti sul patrimonio, minore sarà la possibilità dell’investitore di assumere rischio ovvero di investire con obiettivi di lungo periodo.

Nel budget, proiezione futura del bilancio, rientrano tutti i capitoli precedenti; esso fornirà un dato fondamentale: quali sono le necessità di liquidità nel breve periodo dell’investitore e per quale ammontare delle stesse l’investitore è attualmente preparato. Esse devono comprendere tutte le uscite (meno le entrate certe) cui si dovrà fare fronte in un periodo di almeno un anno. Tutte le informazioni che si riusciranno a collezionare nel budget andranno a definire l’orizzonte temporale dell’investitore.

Benché sia visto con fastidio da molti (per l’impegno che certamente genera nella sua formulazione) il budget risulta essere una componente necessaria alla corretta gestione del proprio patrimonio e di conseguenza agli investimenti.

Qualora vi siano spese/investimenti immobiliari di grande portata da affrontare nell’arco di uno–due anni sarà necessario tenerne conto e diminuire il rischio cui ci si espone.

In generale ci si deve porre una domanda del tipo: se i miei investimenti non rendessero nulla, in quanto tempo preleverei il 10, il 20 il 50 per cento o ancor più del capitale investito?

I bisogni immateriali

Di pari importanza rispetto ai bisogni materiali sono quelli immateriali, è infatti assolutamente necessario che l’investitore si trovi sempre a proprio agio con la collocazione del proprio portafoglio. Lo stress da investimento va lasciato agli speculatori (che tuttavia raramente impegnano tutto il proprio capitale per speculare sui mercati finanziari, anche loro non si sottraggono al profilo di rischio).

Conoscenze in materia di investimenti

Benché possa apparire scontato, è opportuno che l’investitore si crei un’opportuna base di conoscenze finanziarie prima di assumere posizioni con profilo di rischio elevato.

Chi non conosce i mercati e gli strumenti con cui essi possono essere utilizzati può trovarsi a disagio dovendo affrontare le condizioni tipiche degli stessi (i mercati azionari hanno volatilità superiore a quelli obbligazionari ed una singola azione può essere enormemente più rischiosa di un’obbligazione; anche le obbligazioni, specie se societarie ma anche di emittenti sovrane, possono far correre all’investitore rischi eccessivi, basti pensare a due casi: obbligazioni corporate emesse da Parmalat ed obbligazioni sovrane emesse dall’Argentina, di recente memoria).

Domande del tipo: «Negli ultimi dieci anni hanno reso più le obbligazioni o le azioni?» sono assolutamente fuori luogo. In caso di risposta negativa rivelano sia scarsa conoscenza sia scarsa informazione.

Anche affidandosi a professionisti del risparmio gestito resta comunque a carico dell’investitore l’onere di studiare gli strumenti e le loro caratteristiche e di mantenersi aggiornato sugli andamenti delle principali variabili finanziarie.

In particolare è opportuno mantenersi informati su:

  • tassi ufficiali di sconto e politiche monetarie delle banche centrali di maggiore rilievo;
  • andamento dell’inflazione;
  • cross valutari;
  • principali indici borsistici;
  • politiche di dividendi delle imprese.

In merito agli strumenti finanziari è necessario conoscere a fondo le caratteristiche di:

  • obbligazioni (in tutte le loro forme di emissione), che hanno come forme di controllo il rating e la duration;
  • azioni il cui profilo rischio/rendimento, pur variando nel tempo, può essere controllato a livello di portafoglio;
  • Exchange Traded Fund (ETF), caratteristiche, mercati in cui sono trattati e benchmark di riferimento;
  • Oicr (Organismi d’investimento collettivo del risparmio: i fondi comuni di investimento): caratteristiche, benchmark, società di gestione, commissioni, capacità di “superare il mercato” – dettagli da approfondire in quanto merito sia del gestore che della società di gestione;
  • derivati: concetti di base degli strumenti, i diversi contratti, potenzialità e rischi.

Chi desidera acquistare “da sé” gli strumenti finanziari farà bene a valutare banche e sim per verificare quali canali mettono a disposizione e quali strutture commissionali richiedono per i servizi forniti.

A tutto ciò si aggiunge naturalmente l’intero quadro normativo e fiscale vigente, assolutamente vario per la varietà di strumenti e paesi in cui essi possono essere acquistati.

In generale i seguenti elementi permettono di aumentare il rischio cui l’investitore può sottoporsi:

  • conoscenza ed informazione costante sui mercati e loro strumenti;
  • conoscenza dei principali fattori di rischio di portafogli azionari e obbligazionari;
  • esperienza accumulata negli anni nell’investimento;
  • scolarizzazione.

Attitudine al rischio

Ci si riferisce in generale all’atteggiamento che l’investitore assume di fronte al rischio o alle situazione avverse (quando il rischio, che si misura come probabilità, è divenuto certezza).

L’investitore desidera rischiare? Riesce a quantificare in che misura?

Quale performance negativa l’investitore può sopportare senza sentire la necessità di liquidare in tutto o in parte il proprio investimento?

Che cosa farebbe l’investitore se detenesse azioni e le borse crollassero in un solo giorno del 20%?

Che cosa farebbe l’investitore se le obbligazioni scendessero del 10% in sei mesi e ne detenesse in portafoglio?

Che cosa tende a fare l’investitore durante le discese del mercato?

Si sente a suo agio a pensare alla scadenza del suo investimento (cioè a rientrare in possesso del proprio denaro) a tre anni? A cinque anni? A dieci anni?

È consapevole che per ottenere rendimenti è necessario rischiare?

In quale dei seguenti portafogli si trova più a proprio agio? (partenza 1/1/1997 al valore di 1.000.000)

Diversi rendimenti

Diversi rendimenti

Se l’investitore considera troppo poco rischioso un portafoglio di sole obbligazioni e troppo rischioso un portafoglio con il 50% di azioni, in quali di questi andamenti si ritrova di più?

Riassumendo abbiamo visto cinque direzioni di approfondimento per la determinazione del proprio profilo di rischio:

  • esigenze di liquidità;
  • capacità di generare reddito e risparmio;
  • patrimonializzazione;
  • conoscenze in materia di investimenti;
  • attitudine nei confronti del rischio.

Il book,

1, novembre 2008 alle 4:04 PM | Pubblicato su Azioni, Obbligazioni, Operatività | 5 commenti
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Mostra informazioni specifiche come le cinque migliori proposte in acquisto e in vendita, la profondità del titolo, ecc.

Book a 5 livelli. A sinistra i compratori, a destra i venditori

Book a 5 livelli. A sinistra i compratori, a destra i venditori

Nella figura successiva vediamo il book popolato da proposte di acquirenti e venditori.

Lettura a sinistra (compratori):

1^ livello 1 proposta di acquisto per un totale di 1 pezzo a 6,73

2^ livello 3 proposte di acquisto per un totale di 1321o pezzi a 6,725

3^ livello 3 proposte di acquisto per un totale di 21183 pezzi a 6,72

4^ livello 5 proposte di acquisto per un totale di 1321o pezzi a 6,715

5^ livello 2 proposte di acquisto per un totale di 20243 pezzi a 6,725

Compratori e venditori con relative proposte di acquisto/vendita

Compratori e venditori con relative proposte di acquisto/vendita

Se voglio comprare i titoli “a mercato” significa che si dovrà pagare la cifra (6,735) che si trova sul primo livello di destra (venditori). La lettura del book ci dice che in questo momento ci sono 8 proposte di vendita per un totale di 96815 pezzi. Inserendo l’ordine di acquisto di 50000 pezzi vedrò passare il 1^ livello dei venditori da 96815 a 46815 (cioè ho consumato 50000 pezzi). Stesso discorso vale se sono venditore.

Alcune volte, invece di dire “comprare a mercato” (vendere a mercato) si utilizza anche il termine “comprare sulla lettera”  (vendere sul denaro).

Se vogliamo invece acquistare (vendere) un titolo ad un determinato prezzo dobbiamo metterci in fila nel livello a cui vogliamo vendere e aspettare che il mercato venga dalla nostra parte. (Tecnicamente su ciascun livello si forma una coda del tipo FCFS First Come First Served).

Per essere precisi riguardo al prezzo di un titolo è bene sempre parlare di denaro e lettera cioè nello stesso istante quanto sono disposti a pagare i compratori e a che prezzo sono disposti a riceve i venditori. Questa precisazione è fondamentale soprattutto sui titoli che scambiano poco, perchè ci possono essere forti scostamenti tra i prezzi e l’ultimo scambio effettuato potrebbe in realtà dirci poco.

Dettaglio della "coda" creatasi sul 5 livello in acquisto. Prima degli ordini a 6,71 saranno serviti coloro che espongono un prezzo maggiore.

Dettaglio della "coda" creatasi sul 5 livello in acquisto. Prima degli ordini a 6,71 saranno serviti coloro che espongono un prezzo maggiore.

Book verticale a 20 livelli

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